TERRACQUEA

di Alba Amoruso

Dal catalogo "Terracquea", 1994

Un luogo dove la terra s’abbraccia con il mare travestendo la roccia con veli d’acqua e l’acqua … con l’ossatura della terra.
dove il tramonto, puro sangue, setacciato dalla fragili dita del tempo … muore prima ancora che l’uomo si svegli dal suo millenario torpore

dove albe chiarissime, impastate ai colori argentei dello strato più cristallino dell’acqua, escono silenziose in corteo confondendosi con gli umori più intimi della natura … senza mai soffocare gli spazi vigorosi di galoppanti marosi sbrigliati e sgorgati da acquifere sorgenti segrete

lontano … oltre la coltre della luce solare, il vento è rinchiuso, imprigionato, assolutamente confinato in catene perché non gradito in questo posto dove sono bandite le pene

lì con qualsiasi mezzo un uomo non muore pur di toccare e reinventarsi: l’animo sbatte per lo stupore, gli occhi s’affinano per la bellezza e la mano impazzisce per l’emozione … gli occhi son quelli del cuore, mentre il suo respiro beato appena affannato gli smuove nella memoria tutti i fili della sua storia … richiudendo come d’incanto quelle ferite mai risarcite dal tempo

dunque … come potrò io mai portarti in questi luoghi talmente remoti, dove la terra accoglie e raccoglie rivoli d’acqua freschissimi nati quasi per caso dall’incauta fatica di un disperato, e potrò mai condurti io fra le frange non più terrestri di questo mondo mio, dove l’acqua tocca la terra quasi per caso accoccolandosi beata nel ventre suo senza il benché minimo rumore se non quello della rinascita interiore.

Qui nulla cade in pezzi, perché si narra che Terracquea fosse già a pezzi al momento della sua primordiale creazione e se un custode celeste non fosse giunto per tempo ad evitare la loro traslazione, di Terracquea non ci sarebbe più nemmeno un’emozione.

Alba Amoruso

2012 © project manager: Giuseppe Natilla
Joomla template by TG