Caos Amoruso
di Martina Cavallarin
dal catalogo “Caos project”, p. 8, 52° biennale di Venezia, 2007
Alba Amoruso è una pittrice che pratica un'idea dell'arte come misura del proprio operare e rapporto di confronto con il paesaggio urbano che ci circonda. La sua pittura diventa coscienza della distanza nel senso che i suoi quadri parlano dell'uomo senza accoglierne mai la figura e della nostra società attraverso l'aggiunta di distorsioni, gigantismi e toni cromatici forti e decisi. Le sue città sono paesaggi da day after, scene ispirate a Blade Runner, alla visione fantascientifica di Philip K. Dick, Ray Bradbury o immaginazíoni di un futuro in cui gli ecosistemí sono implosi e l'umanità ha perso il predominio sulla natura. Nel caos della virtualità apocalittica dipinta di Amoruso il terzo millennio é già un incubo realizzato, uno scontro tra pennelli e colori in cui la giusta complessità del più conformista dei linguaggi, la pittura appunto, si impone a fissare ii divenire di un futuro coatto. L'uomo é al centro d un lavoro febbrile che ne nega immagine e contorni pur imponendone l'invisibile presenza. Riflesso, luce, forme macroscopiche e silenzio si condensano in tele di grande formato che assorbono dentro di sé l'atmosfera dell'esterno e la restituiscono nel doppio suggestivo di un mondo disordinato che si fa ombra di se stesso. Le architetture di questa pittrice sono rappresentazioni di una terribilìtà simbolica che solo la sapìenza del gesto di Amoruso rendono digeribili, ma mai neutralizzate. Sono opere che aprono la domanda come solo un progetto di caos sa porre. La visione non é mai degradata bensì raccontata tra arancioni, rossi e grigi che si stendono sui frattali delle forme come se fossero in movimento, come se i'oscillazione tellurica delle città maltrattate parlasse dell'entropia della natura esaltandone l'energia e i1 bisogno di lotta. E', quella dell'artista barese, una pittura tagliente e laterale nella sua contemporaneità esente da rassegnazione e nostalgia, carica di denuncia, enfatizzata da malformazìonì e anamorfizzata dallo sguardo magnetico dell'artista.
Martina Cavallarin