I velari della pittura
di MARIA VINELLA
dal catalogo "I velari della pittura" dedicato al ciclo astratto-simbolista
In nome del polo dialettico immagine-immaginazione si muove la ricerca artistica di Alba Amoruso. II suo è un dialogo tra presente e assente, sostanza e memoria del reale; un reale che non trova - nella pittura - luoghi per la propria esistenza e che, pertanto, svanisce lasciando vaghe tracce del suo passaggio. Così, il percorso del già vissuto, la materialità di ogni cosa della vita, l'essenza di ogni pensiero, sogno, desiderio, perdono l'apparenza corporea per celarsi tra i velari del colore acquoso.
L'artista evoca nella sua pittura, l'inespresso, il non detto. O meglio, il non dicibile del proprio deposito esistenziale interiore, la fragile consistenza di un sentire malinconico che affiora - evidente - nell'agire quotidiano e si rifugia - frettoloso - nella pittura. Pittura testimone dell'inquieto fluire del tempo, che somma eventi e moltiplica attese, divide amori e sottrae vita.
La cifra stilistica che caratterizza il lavoro dell'artista è la fedeltà al fascino epidermico dei pigmenti pittorici, anche se, abbandonati i più tradizionali media artistici (i pennelli e la pittura ad olio), negli ultimi lavori la tecnica privilegiata è quella delle tempere, lavorate con spugne, stracci e grosse spatole, su superfici preparate con stucchi e colle; è una tecnica multipla, fatto di velature e filamenti, sbavature e gocciolature, corrosioni e colature, scandita da un tempo lento d'esecuzione.
La sua resa visiva è fortemente suggestiva: nei perimetri scomposti, debordanti di colore, ogni forma inafferrabile si sgretola in lenti movimenti di galleggiamento spaziale; il colore allaga nelle ocre, nelle terre, nei verdi, negli azzurri, rivelando ina spettatamente - come in un risveglio improvviso - forme e figure che emergono dal sommerso.
Lo spazio dell'opera diviene, così lo spazio della memoria che torna ad affacciarsi al reale, tra spazi sospesi, forme emarginate, sagome ambigue, figure confuse (un battito d'ali, un azzurro che sprofonda nell'abisso oscuro, un uscio che travasa liquida luce, una forma ovoidale, un vaso contenente I'oceano, uno sbarramento di fuoco, un arco ribassato che ferma l'intrico pluviale, una conchiglia, una croce latina, una spirale...)
Sussulti, penombre, improvvisi tagli di luce... Velatura su velatura, gocciolio su gocciolio, cancellatura su cancellatura, graffio su graffio, le esangui sembianze delle visioni pittoriche lentamente riaffiorano in superficie. O, al contrario, lentamente affogano nella pittura.
Le immagini appaiano resti di un sogno sospeso, bruscamente interrotto; così reali eppure così irreali, ancora vive nel presente eppure appartenenti ad un mondo che non c'è più o che non c'è ancora. "In un attimo tutto si trasforma: il mare si ingrossa e gonfio sbatte senza direzioni, urla il vento e con forza piega le cime dei grandi alberi. Tutti corrono al riparo; si nascondono gli uccelli. Cresce maestosa la tempesta avvolgendo tutto, disordinando e scompigliando tutto. E con la tempesta cresce l'irrequietezza dell'animo (...) Lasciami entrare in questa tua notte (...) La tua placida notte si compone di stelle e lune indicibili. Vorrei tuffarmi e mescolarmi e inabissarmi in questo sciame infinito di luci stellari. E' un grande concerto..."
Come mitica profondità vasta e vuota, l'immaginario complesso di Alba Amoruso ha il fascino misterioso e sacrale di ciò che è mancante di definizione, di certezza, di sicurezza. E' fuga, fantasia, onirico smarrimento negli ampi spazi atmo sferici coperti da liquefazioni verde-acqua e azzurro-ciano, dove ogni forma subisce metamorfosi lente e inesorabili, e la figurazione, come in un processo organico di selezione naturale, si muta in astrazione e questa in allusione simbolica.