Metamorfosi

di Alba Amoruso

Dal catalogo dedicato ai cicli “Terracquea“ e “Angeli“ - 1997

In effetti egli era il cielo.

E quindi divenuto cielo e divenuto gli occhi della notte,
s'accorse di calzare perfettamenteanche il colore del mare.

E fattosi mare ricoprì tutte le cose e ingoiò il cielo.

Si distese come un padrone su tutte le cose,
ma buono e temperato ad aspettare. Cullandosi incurante d'ogni
pensiero e oziando come un vecchio saggio
che più nulla ha da imparare, ma tutto da trasferire.
Quand'ecco che di nuovo un subbuglio interiore
lo rimescolava ad altro colore,
risucchiandolo e ricomponendolo in un delfino pazzo,
innamorato dell'amore.

Col suo canto rompeva il cielo, tenendosi sulla
coda solcava il mare ingoiando stelle, costellazioni e nuovi
continenti che velocissimi gli si paravano dinanzi.

Ed egli accorreva, cantando il suo grido d'amore
ad assaporare...cogliere e godere tutte quelle
deiscenzeche spontaneamente s'erano rapprese
dal niente solo per fortunate coincidenze;
finchè al suo corpo fusiforme
s'accostarono sui fianchi altre due nuvole affini.

Egli si sentì forte e quelle divennero le sue ali,
la testa prolungata nel becco, il becco prolungato nel cielo,
la pella liscia e grigia, bianca sul ventre, divenne piuma delicata
ed egli si fece uccello in una corona
di penne come se fosse la sua qualità permanente.

Cominciò a volare sulle nubi: di sotto e di sopra.
Talvolta precipitava e poi per impulso interno
in quota ritornava.

Si librava nell'aria con la virtù di leggerezza e
si lanciava oltre certi limiti senza cautela nel rimuovere
quel pallido biancore di cielo che accompagnava
la prima gettata d'aurora.

Alba Amoruso

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